Dal 15 al 17 settembre la Festa del Cinema dei Diritti Umani – Cosenza, ideata e organizzato da Stella Cometa OdV e Silvia Superbi in collaborazione con il regista Alessandro Negrini ed il Festival Del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, avrà luogo nel Chiostro di San Domenico, Perché una festa sul cinema dei diritti umani?
La parola “Festa” non è una scelta casuale:
la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo dell’ONU del 1948 proclama i diritti umani “inalienabili”. Tuttavia ancora oggi in tanti, troppi paesi nel mondo, non solo non vengono tutelati ma spesso totalmente ignorati e violati, con milioni di persone le cui vite si ritrovano ad accadere senza che mai, i diritti umani di tutti noi, li incrocino una sola volta.
Ma se i diritti umani dovrebbero essere inalienabili, ed essere ciò che ci contraddistingue come “persone”, allora il ricordarcelo deve essere, oltre che una commemorazione, una celebrazione: un luogo dove portare sotto i riflettori il tema dei diritti umani è festa, perché riportare nel dicibile e nel raccontabile ciò che ci rende umani è motivo ineludibile di appartenenza civile, dove tutti, parti in causa o no, siamo attori.
Quando mi trovavo in Malawi, una donna che si chiama Akanke e che viveva oltre ogni inimmaginabile miseria, volle che mi fosse tradotta una cosa che lei voleva dirmi. E mi disse questo: “Il sapere che nel mondo esiste qualcuno che vuole far sapere che io esisto, è per me una festa”. Perché la grande complice delle violazioni dei diritti umani – è l’invisibilità: il rendere questo terreno d’ingiustiza immenso, invisibile agli occhi della nostra opulenta società.
E allora raccontare la sua storia e raccontare la storia di tutti gli invisibili, era ed è Festa, per togliere dalla dimenticanza ciò che invece va narrato, finalmente difeso – al loro fianco. Una festa di sguardi, talvolta paradossalmente più vivi dei nostri, che ci interpellano, senza sosta, circa la realtà della nostra democrazia e delle nostre libertà. Perché è nella frase di Akanke che si capisce cosa significa essere uguali e cosa non esserlo.
In questa geografia dove la carta dei diritti dell’uomo, scritta oltre settant’anni fa, viene sempre più disattesa, ignorata, vilipesa – il rendere visibile l’invisibile, il ricordare ed il ricordarci cosa ci rende umani e cosa no è un’azione non più eludibile. Non ignorare i diritti violati degli “invisibili” ha invece a che fare con tutti noi, con il nostro volto, la nostra società, e lo dico con forza, con la nostra Costituzione.
Non potevamo che partire da qui: dalle guerre e dalle migrazioni.
Il raccontare le storie di chi vive sulla propria pelle questa parola cosi neutra, “migrante”, e che spesso si trova al contempo a vivere diversi livelli di violazione dei diritti umani: nel luogo di origine, e nel luogo di arrivo, diventando legalmente immigrato e finendo nella rete della tratta o del caporalato. Quante violazioni dei diritti umani in una sola vita? Quante pagine di quella carta dei diritti umani inalienabili sono, oggi, divenute invisibili e persino sconosciute all’opinione pubblica? Sono le “derive e gli approdi dei diritti umani”, il filo rosso della nostra festa.
In questo quadro, il cinema può e sa svolgere un ruolo, contribuendo a raccontare quella parola: “inalienabilità”. L’inalienabilità dei diritti umani. Un cinema che non è solo mero intrattenimento, e che ha legittimamente titolo di esserlo, ma capace di dare un volto alle storie inenarrate ed una voce alle loro lotte, e che spesso si riassumono in semplici numeri, dalla dignità dei lavoratori alla loro sicurezza, dalla fine del ri-etichettato schiavismo al tentativo perenne di realtà che invece producono solidarietà. Un cinema che si fa “contrabbandiere dell’invisibile”, che pone volti e storie laddove ci sono solo numeri e tabulati.
Nell’orizzonte di questa Festa, contribuiranno tanti preziosi sguardi: dal giornalista Raffaele Crocco, ideatore e fondatore dell’”Atlante delle guerre e dei conflitti” e fondatore insieme a Gino Strada di “Peace Reporter”, al premiato regista Andrea Segre, attento alle marginalità di popoli e culture. Da Kumut Imesh, migrante e regista insieme, costretto a fuggire dalla guerra civile in Costa d’avorio nel 2004, al giornalista e saggista Emanuele Giordana, vincitore del “Premio per la Pace Tiziano Terzani” e cofondatore di “Lettera22”. Con noi, anche il cantautore Lucio Matricardi, meraviglioso cantore del sogno e degli invisibili. E con noi ci sarà Mimmo Lucano, a raccontarci la grandezza della parola più abbandonata dalla nostra cultura, “accoglienza”, e a raccontarci la storia di Riace che di quella parola è stata orgogliosa bandiera. Sarà tra gli ospiti anche Don Battista Cimino, missionario sopravvissuto ad un agguato in Burundi durante il periodo di guerra e fondatore di Stella Cometa Odv: l’associazione nata per sostenere i popoli già affiancati in Africa nelle missioni ed allo stesso tempo i migranti e i cittadini indigenti nella città di Cosenza.
Ed è proprio Stella Cometa che ringrazio profondamente, insieme a Silvia Superbi che ha creato questa sinergia, per aver voluto e creduto con me in questa “Festa”, ed averla resa possibile, con la forza e la determinazione del sogno, e per aver trasformato in realtà quella frase di Anenka: togliere gli invisibili dall’invisibilità – è festa.
Con questo entusiasmo e questa visione crediamo sia altrettanto importante aprire una finestra su queste storie anche dentro il carcere: grazie all’interessamento della sua Direzione, siamo orgogliosi di portare questo evento dentro la Casa Circondariale di Paola, dove il cinema che racconta i diritti incontrerà i detenuti ed il loro sguardo, con la speranza che sia l’inizio di una lunga serie d’incontri.
Ringrazio inoltre il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli per la preziosa collaborazione e per aver contribuito alla realizzazione di questo evento con la loro quindicennale ed unica esperienza nel campo del cinema e dei diritti umani.
E ringrazio il Sindaco di Cosenza Caruso che con entusiasmo ci ha sostenuto.
Non sappiamo se sarà l’inizio di un cammino o un evento a se stante, ma sappiamo che questo “viaggio” di tre giorni a Cosenza sarà il nostro punto di partenza, ma anche la nostra bussola ed il nostro punto di arrivo da condividere con tutta la cittadinanza e chi ci seguirà: la persona umana come misura di tutte le cose.
Festa, dunque, dove cantare la dignità umana. Festa dove i volti tornano a stare davanti ai numeri, la pace davanti alla guerra, la dignità davanti alle merci.
Un benvenuto, pieno di entusiasmo e sogno, a tutti.
Alessandro Negrini, Direttore Artistico